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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Depilazione

Nella lunga, ininterrotta lotta della femmina mediterranea contro il pelo, difficilmente mancano gli imprevisti.  Tali imprevisti assumono molteplici forme.  Possono essere, ad esempio, un appuntamento dal dermatologo prenotato da tuo padre (ignaro di tutto) il giorno prima che tu vada dall'estetista a rimuovere strati di pelliccia di yak. Con il risultato che devi ricorrere al rasoio d'emergenza e spostare di un mese il rendez-vous con l'estetista. Oppure possono assumere la forma dei pantaloni lunghi che sei constretta ad indossare nel caldo asfissiante di Salisburgo, perché se andavi dall'estetista prima di Salisburgo poi i peli ti ricrescevano mentre eri al mare, e quindi dovevi andarci tra una cosa e l'altra, sennò ciao.  Oppure ancora possono assumere la forma di Stalin.  Stalin?  Be', sì. I baffi di Stalin, per la precisione. Sopra il tuo labbro superiore. Mentre sei a non sai quanti mila chilometri dall'estetista.  Nell

Di un sabato ad Amsterdam

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Una settimana fa ho preso il Flixbus e me ne sono andata a passare la giornata ad Amsterdam.  Così, di impulso: è il bello di vivere in un paese piccolo ed avere collegamenti buoni e mediamente economici (ah: con le tariffe giuste, il Flixbus costa la metà del treno: pensateci, se vivete qui e volete andare lì ).  Ad Amsterdam ero già stata nel 2013, arrivandoci in autobus dalla Germania alle cinque e mezza della mattina e fermandomi due giorni (ero stata a trovare un'amica americana che passava l'estate a Berlino; andavo – venivo? – a trovare un'altra amica che viveva e vive qui a Den Haag; tutte e tre ci eravamo conosciute ad Haifa qualche anno prima, perché così va il mio mondo). Fu il mio primo incontro con le case olandesi e con le loro micidiali scale a pendenza alpina, sulle quali quasi mi schiantai nel portare su la valigia; alloggiavo in un ostello brutto e spartano che aveva – lo ricordo ancora adesso – dei cessi demenziali con la fotocellula della luce ch

Del mondo segreto dei giardini sul retro

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La distribuzione dello spazio all'olandese è parecchio diversa da quella a cui sono abituata.  Le case strette ed alte, sviluppate in verticale più che in orizzontale e fornite di scale talmente ripide che io devo scenderle di sghimbescio perché il piede – che pure è un modesto 38/39 – non entra tutto sul gradino; le stanze mediamente più piccole delle nostre, i corridoi stretti su cui si affacciano porte chiuse; quest'odiosissima moda dei bagni separati, la toilette in un cubicolo grande come un armadio e la doccia in un'altra stanza (a casa mia anche su un altro piano, per dire): sono tutte novità rispetto al mondo che ho conosciuto finora.  E poi ci sono i giardini sul retro. Giardini, o meglio: piccoli appezzamenti di terra di cui uno può fare quello che vuole, giardino, orto, rimessa per gli attrezzi, luogo in cui stendere i panni sperando che si asciughino nonostante l'umidità perenne. Separati gli uni dagli altri da alte staccionate che impediscono di ve

Del vagare senza meta, in bici e non

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Per il motivo di cui parlavo nel post precedente (se non avete voglia di leggerlo ve lo sintetizzo: perché il clima è pessimo), finora non ho visto granché di questo pur piccolo paese. Sono stata al Delft (all'Ikea) il terzo giorno che ero qui, e ci sono tornata oggi (non all'Ikea, vivaddio: ve ne parlerò domani). Ed è tutto. O meglio: in realtà la settimana scorsa ho cercato senza successo di andare alla spiaggia, qui a Den Haag, per vedere il mare di inverno e verificare se è davvero solo un film in bianco e nero visto alla tv (scherzo, ma mica troppo: io il mare d'inverno l'ho visto la prima volta a 13 anni – ancora me ne ricordo – e da allora ha assunto per me un sapore quasi mitologico). Non so se questo conti, ai fini del computo dei miei viaggi infra-olandesi, in primis perché si tratta pur sempre della stessa città, ed in secundis perché – appunto – alla spiaggia non sono riuscita ad arrivare. Ho girato in bici un'ora, su strade che mi parevano stranam

Del clima olandese, ovvero: delle bestemmie

Il meteo è diventata la mia app preferita, qui in Olanda.  Il che è ironico, perché in Italia non lo guardo mai, e alzo gli occhi al cielo ogni volta che mia madre – in tempi di internet e smartphones – pretende un religioso silenzio quando in tv ci sono le previsioni del tempo. Be', sarà il karma, che vi devo dire: so solo che ci butto l'occhio ogni mezz'ora, più o meno.  Che poi, penso si tratti del meteo più inaffidabile in cui mi sono mai imbattuta. Quello "a lunga distanza" in particolare: lunedì scorso dava pioggia per domenica (domani), poi sole, poi nuvoloso, e oggi dà la neve o il ghiaccio, non ho capito bene. Ma anche le previsioni della giornata cambiano di ora in ora (il che giustifica parzialmente la frequenza con cui le guardo): praticamente qui in Olanda viviamo in un marzo perenne... peggiorato dal fatto che si va in giro in bici.  E infatti sono due giorni che faccio l' en plein : ieri pioggia mentre andavo al lavoro, oggi grandin

Delle lettere non recapitate

Antefatto: Più o meno una settimana fa (venerdì 26, per gli amanti della precisione), mentre mi distraevo navigando su internet, mi sono imbattuta in questo editoriale , che – diciamolo con un eufemismo – mi ha leggermente alterata. Leggermente. Comunque: ero al lavoro, poi sono andata al cinema, poi sono tornata a casa e gli ho scritto una risposta. Che ho inviato al modulo per conttattare la redazione che si trova sul sito della Gazzetta, perché a differenza di altri quotidiani la Rosea non mette un contatto email dei redattori (Repubblica, per dire, lo fa: una volta scrissi a Custodero per fargli presente che la foto che accompagnava un suo articolo sull'ISIS ritraeva militanti di Hamas, e nel giro di 10 minuti lui mi rispose ringraziando e fece cambiare la foto. Chiusa parentesi.)  Oggi controllando lo spam – cosa che faccio una volta al mese, mannaggia a me – mi sono accorta che il mio messaggio alla Gazzetta non era stato recapitato. Siccome è passato tempo, non credo abbi

De Vrij

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E già: una si deve guardare le spalle anche quando va da Alber Heijn. Me ne stavo lì a ponderare se prendere o meno le uova (che mi servono, ma riportarle a casa in bici... la lista di cose che possono andare storte è infinita), quando mi sono imbattuta in questo con la coda dell'occhio... e a quel punto mi sono girata, e sono anche tornata indietro, per vedere se davvero il destino mi stesse prendendo in giro.  Lo stava facendo a metà, in realtà: niente "de", questa roba è soltanto "priva di glutine" (in inglese si direbbe "gluten free"): dovevo aspettarmelo, visto che in Olanda "vrij" è una parola "normale". Solo che per me questa storia del rinnovo (che doveva arrivare, più o meno come Godot e l'incremento del 50% della borsa di dottorato, ma non si è visto, come... Godot e sto benedetto incremento) è un tasto un po' dolente. Poco, ma un po' sì.  E dire che io non sono assolutamente una da prendersela per

Della voglia di scrivere, che mi è tornata

Come da titolo: sarà la nostalgia di casa, lo stare tutto il giorno davanti al computer, una certa solitudine che mi piace e mi si addice, ma mi è tornata una certa voglia di scrivere. Voglia di scrivere che forse non se ne era mai andata, forse se ne era andata la capacità di farlo con leggerezza, affogata sotto una coltre di perfezionismo e di dubbi autolesionistici: ma tant'è. Siamo qui per riprovarci. Non so quanto durerà (e trattandosi di me, la risposta è: probabilmente da Natale a Santo Stefano), ma l'idea è di scrivere un diario di questa permanenza olandese, con annessi riferimenti a ciò che succede nel resto del vasto mondo: calcio e pallavolo in primis, ça va sans dire , ma anche libri, cinema, pensieri e fotografie (come dite? le politica? non vi sento, dev'essere la linea disturbata)  (e poi perché una dovrebbe voler parlare di Renzi e Berlusconi quando ha Atanasijevic e Milinkovic-Savic?). E vediamo che ne viene fuori.